Identità digitale
L’identità digitale è costituita da tutte le tracce volontarie, involontarie e da quelle subite. Per tracce volontarie s’intende quelle create e quindi pubblicate volontariamente dall’utente, ne sono esempio il profilo personale sui social network, l’articolo o il commento postato su un blog, il CV online. Quelle involontarie sono tutte quelle tracce su cui non si ha il controllo come l’indirizzo IP e i cookies. Le tracce subite invece, sono tutte quelle notizie e/o informazioni che ci appartengono ma che sono create da altre persone e comprendono commenti, pubblicazioni che ci nominano, fotografie che mi mostrano. (Fonte: https://compassunibo.wordpress.com/2014/05/07/e-reputation-definizione-e-gestione-della-nostra-identita-online/)
Con l’avvento delle nuove tecnologie, al fianco dell’identità personale, si sono create identità digitali. Una definizione di identità digitale è stata data dal Decreto SPID, che lo definisce “rappresentazione informatica della corrispondenza biunivoca tra un utente ed i suoi attributi identificativi, verificata attraverso l'insieme dei dati raccolti e registrati in forma digitale”.
La “Dichiarazione dei diritti in internet" (https://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg17/commissione_internet/TESTO_ITALIANO_DEFINITVO_2015.pdf) definisce il diritto all’identità. L’art.9 stabilisce che: “1. Ogni persona ha diritto alla rappresentazione integrale e aggiornata delle proprie identità in Rete. 2. La definizione dell’identità riguarda la libera costruzione della personalità e non può essere sottratta all’intervento e alla conoscenza dell’interessato. 3. L’uso di algoritmi e di tecniche probabilistiche deve essere portato a conoscenza delle persone interessate, che in ogni caso possono opporsi alla costruzione e alla diffusione di profili che le riguardano. 4. Ogni persona ha diritto di fornire solo i dati strettamente necessari per l’adempimento di obblighi previsti dalla legge, per la fornitura di beni e servizi, per l’accesso alle piattaforme che operano in Internet. 5. L’attribuzione e la gestione dell'Identità digitale da parte delle Istituzioni Pubbliche devono essere accompagnate da adeguate garanzie, in particolare in termini di sicurezza”.
Tale dichiarazione presenta una serie di aspetti interessanti: in primo luogo si afferma l’esistenza di molteplici identità digitali; in ultimo è interessante notare come, nei commi 3 e 4, si lascia all’utente la possibilità di assumere diverse identità digitali o di mantenere una qualche forma di anonimato nella rete. (Fonte: https://legaldesk.it/blog/identita-digitale)
Identità
Il sentimento di “identità” è il frutto di un reciproco coniugarsi di vicissitudini individuali e storie sociali ed è continuamente modellato dalla richiesta e dai valori dell’ambiente, delle relazioni e della cultura in cui siamo immersi. Abbiamo tutti un'identità multipla che può variare in base al contesto, alla rete di relazioni e percezioni in cui ci muoviamo, al ruolo e alla posizione che giochiamo o che ci viene fatta giocare dagli altri.
In sociologia è stato sottolineato come le caratteristiche della società contemporanea – accresciuta differenziazione, interdipendenza, ruolo dell’informazione e della comunicazione mediata, incremento delle capacità personali – rendono l’identità instabile, fluttuante, ibrida, multipla, frammentata. Il sociologo polacco Zygmunt Bauman – famoso per le sue tesi sulla modernità e le nuove forme di cittadinanza – ha introdotto il concetto di identità fluida per indicar la progressiva perdita e ridefinizione dei confini identitari (soprattutto culturali, religiosi, etnici) degli individui e delle collettività all’interno della società post-moderna. «Per le seconde generazioni la fase di passaggio all’ età adulta implica anche un processo di costruzione identitaria multiforme e complesso, che può arricchirli e rafforzarli ma talvolta anche creare crisi.
Le identità sono vestiti da indossare e mostrare, non da mettere da parte e tenere al sicuro...» (Bauman, Intervista sull’identità). https://www.academia.edu/7085370/_Z._Bauman_Intervista_sullidentit%C3%A0_Roma-Bari_2005_in_Giornale_di_storia_costituzionale_vol._12_2006_p._252_ISSN_1593-0793_
Ignoranza
L’ignoranza è il mancato possesso di nozioni o d'informazioni su una data materia o su dati avvenimenti. Il contrario dell'ignoranza è la conoscenza, o la sapienza, o la cultura. L'ignoranza è una delle principali cause di conflittualità sociale dal momento che il non aver accesso al sapere nelle sue varie forme, genera disuguaglianze per quanto riguarda l’accesso ai diritti.
Insicurezza
L'insicurezza è un aspetto della percezione legata alla libertà di muoversi liberamente in uno spazio fisico e sociale. Sentirsi al sicuro è uno dei bisogni primari degli esseri umani e perciò è un tema che riguarda tutti. L'insicurezza è una percezione presente anche negli immigrati e nei giovani delle nuove generazioni, che da un lato subiscono maggiori controlli e dall'altro vorrebbero più controlli mirati verso chi mette a rischio la sicurezza e non verso chi proviene da altre culture.
Integrazione
L’integrazione è un’interazione positiva (Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, 2000) che presuppone la parità di trattamento e l’apertura reciproca tra la società ricevente e i migranti. In questa definizione, è centrale la dimensione del processo che è strettamente connesso a diversi fattori quali il mercato del lavoro, il sistema di accoglienza, il welfare. Secondo gli studiosi Penninx e Martiniello (Fonte: Processi di integrazione e politiche (locali): stato dell’arte e lezioni di policy, in “Mondi Migranti”, I, 2007, fasc. 3, pp. 31-59), è un processo del divenire una parte accettata della società. (Fonte: https://it.pearson.com/aree-disciplinari/storia/temi-attualita/questione-integrazione-immigrati.html)
Islamofobia
L’Islamofobia è una nuova forma di razzismo, e non di semplice intolleranza religiosa, originata dall’angoscia provocata dal sentimento di alterità della cultura islamica e alimentata da paura e aggressività. Un fenomeno sostanzialmente irrazionale che rimanda a processi intrapsichici forti e potenti che contribuiscono a creare frontiere invalicabili tra un “noi” – rinforzato da una comune angoscia e una comune ostilità – e un “loro”, un gruppo indistinto e immaginato coeso di persone percepite come diverse da noi nella loro essenza. È un’ideologia che si concretizza come rapporto sociale che porta alla discriminazione, all’odio, al disprezzo e all’esclusione. La creazione di un capro espiatorio nasce, secondo la tesi della studiosa Monica Massari, dal bisogno di indirizzare verso un nemico le tensioni prodotte da processi sociali più grandi di noi - come i processi della globalizzazione. L’Islamofobia, come l’antisemitismo storico, trae spunto dall’idea che la religione dell’altro sia immutabile, monolitica e sottratta al cambiamento. (Fonte: Massari e Siebert, 2006)