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DIZIONARIO DELLE PAROLE DELLE NUOVE GENERAZIONI MIGRANTI

Velo

Quello che, in maniera generica e approssimativa, chiamiamo “velo islamico” è diventato, negli ultimi anni, un oggetto di dibattito centrale nelle opinioni pubbliche europee. Per comodità, definiamo “velo” quell’ampio telo di stoffa che viene impiegato per coprire i capelli, indossato dalle donne islamiche. In realtà, esistono vari tipi di velo. L’hijab lascia scoperto l’intero viso, mentre copre il capo e parte del petto. Il burka è un’ampia veste che copre l’intero corpo delle donne, da capo a piedi. All’altezza degli occhi, si trova una retina, che consente di vedere. Il niqab è composto da un velo che lascia scoperti gli occhi, ma nasconde il resto del volto e il capo, che si “abbina” a un lungo abito nero. Il chador lascia scoperto il volto, e copre sia il capo, sia l’intero corpo. Il khimar copre l’intero capo, lasciando scoperto il volto, e arriva fino al petto o alle ginocchia. L’hijab è il tipo di velo maggiormente diffuso tra le donne islamiche. Le altre varianti del velo hanno una diffusione prevalentemente “geografica”, sono cioè distribuite con più frequenza in alcuni paesi piuttosto che in altri, dimostrando come questo sia una questione culturale, più che esclusivamente religiosa. Infatti, le interpretazioni del Corano non indicano l’obbligatorietà di indossare il velo. Tuttavia, questo è un precetto della religione islamica: ciò significa che non è indispensabile indossare il velo, ma questo rappresenta un atto di fede che deriva dalla libera scelta di ciascuna donna. Spesso il velo si accompagna a un abbigliamento definito modesto: gli abiti non devono essere trasparenti, eccessivamente attillati o molto scollati. Quello che si indossa deve essere, in altri termini, discreto, senza tuttavia rinunciare al proprio gusto personale.

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